Di cosa si tratta?
Per vaginismo si intende l’impossibilità della donna di accettare la penetrazione da parte di un pene, sex toys o di un dito. La donna prova fobia alla penetrazione, ovvero una paura immotivata verso la penetrazione e il possibile dolore che potrebbe evocare.
Questo determina nella donna affetta da vaginismo una reazione di spasmo involontario della muscolatura pelvica e in base alla gravità anche extra pelvica (del bacino, delle gambe).
Ci sono diversi gradi di vaginismo dal 1^ al 5^ in base alla gravità della fobia e al numero dei muscoli reclutati.
La donna che soffre di vaginismo non prova dolore nei rapporti sessuali, non è affetta quindi da dispareunia, ma ha fobia della penetrazione che ne determina l’impossibilità. Il desiderio sessuale in queste donne permane e molto di loro hanno una vita sessuale soddisfacente al di là dell’atto penetrativo.
Da cosa dipende?
Non esistono cause organiche del vaginismo. Le cause non sono conosciute. Possiamo provare a parlare di cofattori che possono predisporre alla problematica ma non la causano direttamente. Tra i fattori che possono contribuire all’origine del vaginismo possono esserci esperienze traumatiche. In altri casi il vaginismo non dipende da esperienze vissute, ma da caratteristiche individuali della donna riguardo le proprie emozioni, la propria corporeità e la propria educazione.
Diagnosi
La diagnosi di vaginismo è molto importante, specialmente per differenziarla da altre problematiche sessuali quali la vulvodinia, che ha causa differente e differente terapia e iter riabilitativo. La diagnosi viene fatta attraverso il colloquio anamnestico e l’esame obiettivo.
La valutazione clinica del vaginismo viene eseguita tramite dei test quali: open labia test, soft touch test, finger insertion test e swab test che permettono di discriminare tra dolore e fastidio e di eseguire una diagnosi differenziale.
Terapia
La presa in carico della donna con vaginismo può coinvolgere più professionisti afferenti ad aree diverse come il ginecologo, per la diagnosi e la presa in carico farmacologica nei casi più gravi (ultimi gradi di vaginismo), psicologo-psicoterapeuta, consulente sessuale o sessuologo clinico per una presa in carico del versante relazionale emotivo e sessuale.
Fisioterapia
L’obiettivo del fisioterapista, adeguatamente formato nella riabilitazione del pavimento pelvico, è rivolto, nel versante riabilitativo, alla componente biologica della problematica.
Personalmente utilizzo un modello chiamato Body Mind Connection Therapy ideato dal Dott. R. Bernorio. Trattasi di una terapia in grado di modificare la reazione del corpo per modificare quella della mente.
Questo modello si prefigge di lavorare direttamente con il corpo della donna in modo da cambiare e correggere la rappresentazione della mappa genitale a livello corticale.
Come si svolge la riabilitazione?
Dopo avere fatto il colloquio anamnestico con la paziente, la riabilitazione si basa su due livelli nel caso la donna abbia un partner.
La prima parte è dedicata solo ed esclusivamente alla donna; la seconda parte invece prevede la presenza del partner.
Nella prima parte, rivolta alla donna, si interviene con degli strumenti chiamati dilatatori a diametro progressivo che la donna imparerà a gestire in ambulatorio e successivamente a casa.
Questa fase del lavoro viene integrata con le emozioni che la donna riporta di volta in volta in riferimento al proprio vissuto e alla sua esperienza pregressa.
Nel percorso di coppia invece vengono prescritti degli esercizi con l’uso dei dilatatori, che i partner eseguiranno a casa, dal momento che la donna è in grado di guidare il partner nell’esecuzione degli esercizi. Non sarà eseguita nessuna valutazione in vivo sugli esercizi svolti a casa.
In conclusione il vaginismo come altre disfunzioni sessuali, quali la dispareunia e la vulvodinia, possono condizionare pesantemente la vita individuale della donna nonché la relazione di coppia (paura di non avere figli e di perdere il proprio partner).
Per questo motivo tengo a sottolineare che esiste un iter riabilitativo efficace nella risoluzione della problematica. Esso mira a rendere la donna più autonoma possibile nel gestire le risorse e le competenze maturate durante le sedute in ambulatorio.
Di fondamentale importanza è la figura del professionista che deve essere adeguatamente formato su tale problematica, così da essere in grado di riconoscerla e di impostare da subito un giusto iter terapeutico.
Potete trovare le mie parole anche su sexed.it
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