Dott.ssa Francesca Bonavoglia

Vulvodinia: il dolore invisibile

Di cosa si tratta?

Per vulvodinia si intende un dolore alla vulva che duri da almeno tre mesi.
Una donna che soffre di vulvodinia può avere diverse sfumature di sintomi non riconducibili a infezioni, lesioni, infiammazioni, disturbi neurologici o neoplasie. I sintomi variano da persona a persona.

La vulvodinia può essere:

  • localizzata o diffusa o mista
  • provocata o spontanea o mista
  • primaria o secondaria

La vulvodinia può essere localizzata solo ad una parte della vulva come ad esempio al clitoride e si parla di clitoridinia, o al vestibolo e si parla di vestibolodinia, oppure può essere diffusa ampiamente sulla vulva.

La vulvodinia può essere provocata da uno stimolo come ad esempio il tocco, la penetrazione, il petting, la visita ginecologica o gli indumenti (mutande, jeans), oppure può essere spontanea e quindi il dolore si attiva senza stimolo alcuno.

Può essere primaria o secondaria in base allo sviluppo e può avere caratteristiche temporali diverse: intermittente, persistente, costante, immediato o ritardato.

Quante donne ne sono affette?

Questa patologia risulta tutt’altro che rara perché ne soffre il 15% delle donne. Sono maggiormente colpite da questa problematica le donne in età fertile. Purtroppo ci sono dei gravi ritardi nella diagnosi e questo sicuramente non agevola la donna nell’affrontare questa complessa problematica.

Quali sono i sintomi?

I sintomi possono essere diversi, ad esempio: bruciore, fastidio, prurito, dolore, sensazione di spilli o di aghi, pugnalata, dolore nei rapporti sessuali (dispareunia).

Diagnosi

Una volta escluse altre patologie che possono dare i medesimi sintomi, la diagnosi di vulvodinia è prettamente clinica. Ci sono dei test che vengono effettuati per determinare la presenza o assenza di vulvodinia. Un test molto importante è lo Swab test o test del Cotton-fioc mediante il quale si tocca precisi punti del vestibolo della donna. Il test risulta positivo se la donna, dopo il tocco, ha una reazione di dolore. Una risposta fisiologica a questo test non prevede la sensazione di fastidio o dolore.

Terapia

Innanzitutto la terapia per la vulvodinia coinvolge più professionisti come il ginecologo, il fisioterapista specializzato in riabilitazione del pavimento pelvico, lo psicologo, il consulente sessuale, il sessuologo clinico e l’urologo.

Ci sono diverse terapie farmacologiche che variano anche in base al tipo di vulvodinia se spontanea o provocata.

La fisioterapia

Nella prima seduta di valutazione del pavimento pelvico si esegue un colloquio anamnestico con la paziente. In seguito si esegue l’esame obiettivo che consta di una valutazione della postura e di una valutazione extra-cavitaria del distretto in osservazione per esaminare la sensibilità e i riflessi. Si eseguono, inoltre, vari test utili per la diagnosi differenziale.
Solo successivamente si passa all’esame endocavitario per valutare il pavimento pelvico e quindi i diversi parametri dei muscoli quali tono, trofismo, forza, rilassamento, affaticabilità, resistenza, simmetria ecc.

Nella donna con vulvodinia troviamo a livello vestibolare un’alterata sensibilità della mucosa. Inoltre spesso troviamo un pavimento pelvico in ipertono ovvero un tono muscolare aumentato in cui i muscoli non sono in grado di rilassarsi adeguatamente. L’ipertono del pavimento pelvico favorisce l’instaurarsi di punti trigger ovvero zone di iper-irritabilità del muscolo in stato di contrattura. Questi punti trigger possono irradiare dolore anche in regioni corporee specifiche. Questa situazione stimola il rilascio di mediatori algogeni che sensibilizzano le fibre nervose afferenti del muscolo inducendo ad un circolo vizioso.

La riabilitazione prevede una prima fase di percezione e consapevolezza del distretto corporeo. Per fare ciò ti guiderò a prendere consapevolezza dell’anatomia della vulva e della vagina e ad iniziare a percepirle con dei semplici esercizi.
Ti suggerirò, inoltre, delle norme comportamentali da seguire nelle attività di vita quotidiana e come eventualmente gestire la pratica sportiva. Te ne elencherò alcune a fine articolo.
Successivamente attraverso diverse tecniche di terapia manuale o attraverso dei strumenti di riabilitazione perineale o attraverso l’esercizio terapeutico si andranno a modificare i parametri dei muscoli e si normalizzerà il bacino e altri distretti del corpo collegati alla problematica in osservazione.
Durante l’iter riabilitativo ti insegnerò degli automassaggi e degli esercizi mirati per il rilassamento da svolgere a domicilio.

Il trattamento riabilitativo può portare ad un importante miglioramento della sintomatologia, ed è un’importante step per la guarigione e per migliorare la propria qualità di vita.

In conclusione la vulvodinia è una patologia con base biologica, dunque il problema non è nella mente della donna. Un dolore che permane per almeno 3 mesi può creare uno stato di stress psicologico non indifferente.
È una problematica che per la donna affetta determina un disagio non solo fisico, ma anche relazionale e di coppia.

È per questo motivo che spesso alle mie pazienti offro, in collaborazione con la rete di specialisti a cui mi appoggio, sostegno psico-sessuologico.

Ti lascio con dei consigli:

  • Non utilizzare detergenti profumati o mentolati
  • Non utilizzare mutande colorate
  • Dormire senza biancheria intima
  • Preferire mutante di cotone e abbigliamento largo (non jeans stretti)
  • Evitare sport che includano l’attivazione di addominali, adduttori, glutei e muscoli del pavimento pelvico (palestra, ciclismo, equitazione)

Per saperne di più visitare i seguenti siti:

Cistite.info
Associazioneviva.org

Dott.ssa fisioterapista
Francesca Bonavoglia

Articoli correlati